sabato 8 novembre 2014

SCOPRIRE ED ILLUMINARE LE PROPRIE OMBRE: QUELLO CHE VEDO O QUELLO CHE SONO?





Uno dei meccanismi più affascinanti che ho avuto modo di affrontare e approfondire è
IL MECCANISMO DELLA PROIEZIONE.
Affascinante perchè nonostante sia parzialmente disfunzionale per il nostro benessere e per la nostra evoluzione personale, svela moltissimo delle persone che ci troviamo ad analizzare o semplicemente a frequentare.
E' un meccanismo "antipatico" da scoprire e da accettare ma con un pò di consapevolezza e disponibilità a mettersi in discussione può diventare un'imperdible occasione di crescita.
Innanzitutto diamogli una defnizione:
la Proiezione è un meccanismo di difesa per il quale il soggetto attribuisce ad altri sentimenti, desideri, aspetti propri che rifiuta di riconoscere in sé stesso.
L'aspetto positivo di questo meccanismo di difesa è quello di fare economia mentale, dal momento in cui ci libera di sensazioni, emozioni, sentimenti, caratteristiche che sono percepiti come sgradevoli e non si vogliono tenere per sé.

Ma... Tuttavia quando un individuo usa la proiezione come meccanismo di difesa in misura eccessiva nell'età adulta, la sua percezione della realtà esterna risulterà gravemente distorta, cioè la capacità del suo io di esaminare la realtà verrà notevolmente indebolita.
E allora cosa succede?
Il problema sta proprio qui: tale meccanismo di difesa permette infatti di vedere il male al di fuori di noi dandoci l'illusione di una possibile deresponsabilizzazione. Se non siamo costretti a guardare in faccia i nostri lati negativi a quel punto possiamo tranquillamente esimerci dal doverli riconoscere e quindi, eventualmente, affrontare.
Questo porta con sé la notevole conseguenza che la nostra personalità non evolve mai e noi rimaniamo sempre più radicati nelle nostre rigide posizioni, quando invece la vita permette una continua capacità di adattamento e flessibilità.
In più questo meccanismo di difesa non permette quell’importantissimo processo che Jung chiama “individuazione”.
Essa può definirsi come costruzione di una personalità coerente, consapevole delle proprie risorse e delle proprie aspirazioni, in grado di integrare la propria parte cosciente con quella inconscia, e in grado inoltre di integrare se stessa nella rete di relazioni interpersonali e nella società.
È quanto mai evidente che, se attraverso il meccanismo della proiezione, lasciamo fuori così tante parti di noi, certamente sarà ben lontano il cammino verso l’integrazione del sé. In tal modo la vita può diventare davvero difficile da gestire emotivamente e inoltre chi giudica continuamente finisce per rimanere intrappolato nella solitudine dei suoi giudizi.
Ma, come avviene nel concreto questo meccanismo? Lo possiamo riconoscere in tantissime occasioni: ad esempio interroghiamoci quando chiamiamo "poco di buono" una donna solo perchè ha un fare molto espansivo con gli uomini; interroghiamoci quando critichiamo il vicino che compra sempre un cellulare nuovo ogni mese; interroghiamoci quando critichiamo l'amico buffone che fa l'idiota del villaggio. Non vorremmo forse essere un pò smaliziate come quelle che chiamiamo "poco di buono"? Non vorremmo forse spendere più soldi come il vicino di casa ma non possiamo permettercelo? Non vorremmo forse essere più espansivi come l'amico buffone? Se pensiamo che qualcuno stia con con noi per raggiungere degli scopi, per interesse, quegli obiettivi sono i nostri. Se pensiamo sempre che il nostro partner ci tradisca è perchè noi siamo dei potenziali traditori nelle medesime situazioni in cui lo immaginiamo tradirci.
Ecco perché dobbiamo stare ben attenti ogni qualvolta ci troviamo a formulare giudizi rigidi e lapidari nei confronti degli altri. Se guardassimo bene e attentamente dentro di noi ci accorgeremmo che quelle persone che noi critichiamo sono portatrici di caratteristiche che noi stessi non riconosciamo di avere: possiamo dire che quelle persone portano caratteristiche che risiedono, per dirla con Jung, nella nostra parte Ombra, o che fanno parte di quelli che chiamiamo,
per dirla con i coniugi Stone, i nostri sé rinnegati. In ogni caso si tratta di quelle parti che noi non vogliamo accettare di avere: vuoi per motivi religiosi, etici, morali, educativi, familiari, si tratta di caratteristiche che se ammettessimo di avere, manderebbero in crisi un certo coerente sistema valoriale-personale sul quale per anni ci siamo costruiti. Basterebbe comprendere che questa è una falsa individuazione:
Ci facciamo forti dell’essere persone moralmente rette, ma dentro una parte di noi vorrebbe essere smaliziata e priva di inibizioni; ci facciamo forti di essere abili risparmiatori come ci ha insegnato il papà, ma di fatto dentro di noi c’è una parte più spendacciona che vorrebbe emergere e trovare spazio; ci consideriamo fieramente riservati e attenti al buon comportarsi quando in realtà c’è la parte di noi più casinista e sfacciata che vorrebbe essere ascoltata. E così via.
Ovviamente viene da sé quanto questo vedersi in modo così limitato e parziale sia fonte di enorme sofferenza per la propria psiche. Questo perché non siamo capaci di vedere le mille sfaccettature del nostro sé, che non è affatto composto da poche e ben definite caratteristiche, bensì può essere timido in certe occasioni ed espansivo in altre, oculato in certe occasioni e spendaccione in altre, smaliziato in certe situazioni e riservato in altre e così via. Vedersi in modo univoco è fonte di sofferenza, anche perché in questo modo è bene tener presente che l’energia derivante dai nostri sé rinnegati messi a tacere potrebbe sfogarsi anche attraverso disturbi psicosomatici. Come osserva Jung, l'Ombra abbandonata al negativo  è costretta, per così dire, ad avere una vita autonoma senza alcuna relazione con il resto della personalità. Così facendo ogni autentica maturazione dell'individuo è impedita, dal momento che l'individuazione comincia appunto con la ricognizione e integrazione dell'Ombra.

Nei giudizi e nelle letture che diamo degli altri ovviamente non ci sono solo proiezioni, la bravura sta nel capire e cogliere le volte in cui riconosciamo qualcosa di nostro nella lettura di un'altra situazione o persona, avere questa abilità permette di crescere e avere una visione più realistica e imparziale di ciò che ci circonda.

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